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 Fontanaluccia1

 

Il 12 agosto 2009, davanti all’alzabandiera del campo di Fontanaluccia (comune di Frassinoro, provincia di Modena), si sono presentati tutti gli scout (ragazzi e capi) del gruppo AGESCI Fidenza a 50 anni dal primo campo scout.
E in un compleanno così speciale non poteva mancare chi ha permesso di arrivare a festeggiare questo evento, ovvero i ragazzi e i capi di un tempo…coloro che si sono spesi in questi ultimi 50 anni giocando e giocandosi!
Le bandiere sono state issate da Romano Ferrari (il primo capo reparto del reparto maschile ASCI), Flavia Fratta (la prima capo reparto del reparto femminile AGI), Dante Tedeschi e Renato Beduschi.
Un ricordo speciale e commosso è andato a chi era assente (anche se forse ci osserva tutti quanti con gli occhi socchiusi e con gli occhiali poggiati sulla fronte), a chi nel sogno dello scoutismo ci ha creduto per primo trasferendo poi il suo entusiasmo ad un gruppetto di ragazzi scalmanati: don Camillo Mellini.
Ci sono tanti modi per ricordarsi di una persona: fermarsi e pensare alle avventure vissute insieme, continuare a coltivare quelli che erano i suoi sogni e le sue speranze, prodigarsi per mandare avanti i progetti messi in piedi a fatica, raccontarlo a chi non l’ha conosciuto…
Noi abbiamo pensato di dedicargli una via, una piazza o un parco… insomma, un luogo di incontro… e proprio sotto le 4 bandiere del campo di gruppo abbiamo dato il via alla raccolta di firme da presentare alla giunta comunale, modificando la normale procedura per le intitolazioni delle vie (che prevede l’invio di una lettera alla giunta comunale la quale si impegna poi a valutare le disponibilità locali) per aumentare il coinvolgimento dei singoli, mostrando quanto don Camillo abbia intrecciato e costruito relazioni di qualità.

Chi volesse contribuire a questa raccolta può trovare alcuni moduli presso il negozio di Stefano Laurini in via Gramsci (davanti alla scuola media Zani).

Laura Gallicani

…nessuno sa quante foglie riesce a spostare un alito di vento…
Francuccio Gesualdi

Si è svolta una grande festa, ospitata nei locali del Circolo di Borghetto, per continuare l’opera dell’indimenticato sacerdote, don Camillo Mellini. Il momento è stato organizzato dall’Associazione «Don Camillo Mellini» e dal Masci di Fidenza.

Più di 150 persone si sono radunate nel ricordo del prete degli ultimi. Gli onori sono stati fatti dal presidente dell’ Associazione, Andrea Mellini, fratello del sacerdote, che ha accompagnato anche la mamma.

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ASSOCIAZIONE: IN 150 RIUNITI NEL RICORDO DEL «PRETE DEGLI ULTIMI» PER PORTARE AVANTI LA SUA MISSIONE

Un centro studi per l’approfondimento dei temi legati all’immigrazione
Insieme per continuare. Si è svolta una grande festa, ospitata nei locali del Circolo di Borghetto, per continuare l’opera dell’indimenticato sacerdote, don Camillo Melimi. Il momento è stato organizzato dall’Associazione «Don Camillo Melimi» e dal Masci di Fidenza.
Più di 150 persone si sono radunate nel ricordo del prete degli ultimi. Gli onori sono stati fatti dal presidente dell’ Associazione, Andrea Melimi, fratello del sacerdote, che ha accompa­gnato anche la mamma. Nel salutare tutti gli intervenuti, ha sottolineato lo slogan della giornata «Insieme per continuare», come volontà e determinazione degli amici di don Camillo di portare avanti la sua missione di accoglienza delle donne in difficoltà.
Fra gli obiettivi che si propone l’associazione, oltre a quello di continuare nell’opera di accoglienza e favorire l’inserimento nel tessuto sociale, c’è il desiderio di costituire un centro studi per l’approfondimento dei temi legati all’immigrazione, argomento che stava particolarmente a cuore a don Camillo.
Non potevano mancare le ra­gazze ospiti della casa dì San Pietro di Fidenza. Infatti erano pre­senti in massa e tutte indaffarate a distribuire la torta fritta, la pizza, i salumi, i formaggi, oltre aipiatti caratteristici dei loro Paesi di provenienza, cucinati appo­sitamente per gli intervenuti. Tutti i prodotti sono stati donati da alcune ditte locali. La direttrice della Casa, nominata dalla Curia e dalla Caritas, ha provveduto nel suo intervento a illustrare la gestione degli spazi e i i bisogni quotidiani delle ospiti.
Erano presenti il sindaco Giuseppe Cerri, gli assessori Romualdo Borreri, Stefano Gandolfi e Giancarlo Castellani per la Provincia. Don Mario Agazzi ha portato il saluto del vescovo, richiamando lo spirito evangelico che ha sempre motivato don Camillo in tutti i suoi rapporti con le persone.

Gazzetta di Parma – Martedì 21 Aprile 2008

E’ nata ufficialmente l’Associazione «Don Camillo Mellini». I sessanta soci fondatori si sono riuniti nella sala Sant’Agostino della parrocchia di San Pietro, per approvare lo statuto e firmare l’atto costitutivo.
L’assemblea ha quindi nominato il consiglio direttivo e per acclamazione è stato designato alla carica di presidente, Andrea Mellini, fratello del compianto don Camillo. Gli altri consiglieri sono: Renata Bruni, Giancarlo Castellani, Cristiano Fattore, Liliana Guareschi, Giovanni Mora, Alessandro Pelizzari, Marisa Rubini, Clementina Saglia, Carlo Scaramuzza, Carlo Scita. Revisori dei conti: Flavio Bertoletti, Emilio Giovenzana, Angelo Robuschi.
Con una certa commozione, Andrea Mellini ha accettato l’incarico e ha salutato i presenti sottolineando la determinazione e la gioia con la quale i soci si sono assunti questa responsabilità nel portare avanti l’opera di don Camillo. «Quello che lui ha fatto in tanti anni di silenzio – ha ricordato il fratello di don Camillo – noi ci apprestiamo a continuarlo in tanti suoi amici, sicuri di non eguagliare quello che lui ha cominciato, ma credendo fermamente nei valori che ci ha trasmesso e che ci ha indicato con la sua opera». L’associazione si rapporterà con l’amministratore parrocchiale don Gianemilio Pedroni e quindi con il vescovo Mazza.

Gazzetta di Parma – Martedì 20 Novembre 2007

Costituita l’associazione per proseguire l’opera di un prete che ne valeva dieci (di Giovanna Galli – foto di Marco Gambazza)

Pubblicato sul sito http://www.navecorsara.it

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Solo attraverso le parole di chi ha condiviso con Lui un pezzetto della sua vita è possibile farsi un’ idea.

Don Camillo ha aperto la sua casa alla carità e all’acco­glienza perché credeva fino in fondo nelle persone e nella loro in­violabile dignità. Ha ospitato, assistito e guidato tantissime don­ne, provenienti dai più svariati paesi del mondo, ridando loro una prospettiva di vita. Ci teneva moltissimo a costruire un rapporto umano con le persone e il suo grande dono è stato proprio quel­lo di arrivare dentro il loro cuore perché tutti potessero sentirsi amati da Dio. Da tutte le donne ospitate dalla casa di accoglien­za era considerato un padre. Tutte lo chiamavano papa. Aveva fatto in modo che la vita nella sua casa si svolgesse come quella di una famiglia, anche se a volte oltre le regole. Tutte le persone che si rivolgevano a lui per chiedergli aiuto avevano e hanno grandi problemi e difficoltà, ma grazie al suo immenso cuore le accoglieva, come un padre fa con una figlia, indipendentemente dalla loro provenienza e anche se non sono come noi le voglia­mo. Negli incontri che effettuavamo al MASCI, di fronte alle no­stre domande e perplessità, ci sgridava invitandoci ad aprire le braccia dell’accoglienza con il sorriso sul volto e a “sporcarci le mani ” senza paura.
Credo che il motto scout “Eccomi sempre pronto a servire l’uomo”possa rappresentare lo spirito con cui don Camillo è vis­suto con la sua grandissima capacità di guardare avanti e di an­ticipare i tempi. Ci diceva anche che occorreva avere la Bibbia in mano, ma anche i giornali. Voleva e si adoperava perché noi scout guardassimo avanti tessendo amicizie, conoscenze e rap­porti indipendentemente dai ruoli e dai colori politici con l’obiet­tivo di arrivare al cuore dell’uomo per fargli cogliere la presen­za di Dio.
Don Camillo ha vissuto con gioia la sua vita perché ha dona­to davvero tutto quello che aveva: e soprattutto se stesso.
Tina Saglia (Risveglio 28 settembre 2007)

Mi è difficile esprimermi ma non voglio perdere l’occasione di salutare con un grande affetto per l’ultima volta il nostro caro Don Camillo. L’ho conosciuto al momento del mio arrivo in Italia, che sarebbe di 7 anni fa. L’ho conosciuto in un momento molto difficile per me, come per tutte le altre straniere appena arrivate in Italia. Mi ha accolto nella sua casa con tanta generosità di padre. Mi ha dato forza e serenità, mi ha incoraggiato e sostenuto aiutandomi a trovare un lavoro. Ha ospitato me, poi altre centinaia e centinaia di donne straniere come me, portando nella sua casa un po’ di confusione. Ma lui aveva tanta pazienza con tutti, perche’ lui era prima di tutto un uomo con un grande cuore, con un’immensa generosità per tutti, era un prete di Dio per la parrocchia di San Pietro, e infine lui era un uomo “UNIVERSALE”.
Solo lui Don Camillo era in grado di capire tutte le straniere, di tutte le nazionalità. Capiva cosa voleva chiedere quella nigeriana, di che cosa ha bisogno quella polacca, come aiutare quella rumena, dove mettere quella equadorìana, come se conoscesse tutte le lingue del mondo. Capiva l’anima di tutte le persone che chiedevano il suo aiuto. Dico che era “Universale” perché lui era conosciuto in tutto il mondo,
attraverso noi stranieri. Ognuna di noi aveva la stessa risposta da dare ai suoi parenti, ai suoi figli a casa, quando ci chiedevano: “una volta arrivata in Italia dove ti sei fermata, cosa mangi,dove dormi?” La risposta era unica da Don Camillo.
Così tutti dappertutto hanno saputo di quest’uomo di carità che sta ospitando noi tutti. In questo momento credo che la Messa per dire”riposa in pace Don Camillo” si fa in tutti gli angoli del mondo, da dove vengono le nostre donne.
Sappiamo tutti che Don Camillo era anche una persona forte, affrontava con un bel coraggio tutti gli ostacoli che saltavano fuori. Tutto quello che lui faceva, lo faceva non per essere premiato da un Sindaco o da un Vescovo, faceva tutto per il bene della gente, sapendo che sarebbe stato premiato da Nostro Signore per la sua generosità e correttezza.
A nome di tutte le donne straniere chiamate “Figlie di Don Camillo” ringrazio Dio, perché abbiamo avuto il tempo di conoscerti Don Camillo e volerti bene da subito.
Per noi stranieri non è stato facile arrivare in Italia e trovare un angelo come Lei ! Il ricordo della sua bontà, della sua generosità, della sua gentilezza, con il suo bel sorriso, lo voglio conservare tra i più bei ricordi della mia vita, per me sarà vicino ai ricordo di mio padre.
Grazie di tutto Don Camillo ora chiediamo al Signore, che tutto capisce e che sa dare la giusta ricompensa a chi vive secondo la sua parola, di dare a Don Camillo il giusto premio, la giusta ricompensa. Non è giusto dire addio al nostro Padre italiano Don Camillo, perché lui sarà sempre con noi, sarà sempre fra noi, sarà sempre nei nostri cuori Diciamo ” riposa in pace caro Don Camillo”

(Lara 24.09.2007)

Logo Caritas Unitalsi

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Caro don Camillo,
sappiamo che cadute le barriere mortali tu sei qui, presente fra le persone che ti hanno voluto bene.
Noi tutti, ora, stiamo vivendo il momento dell’addio. Diciamo addio perché certa è la nostra speranza di rivederti un giorno in Dio. Tra tan­ti che oggi piangono tale distacco terreno, ci siamo anche noi della gran­de e bella famiglia dell’Unitalsi. Abbiamo condiviso con te sette anni del­la nostra storia. Ricordiamo in particolare i momenti comunitari nei di­versi santuarì mariani e, come ultimo, la preghiera nello splendido san­tuario di Mariazel, da poco visitato anche dal Papa. Ti rìngraziamo per quel tuo modo sicuro e, direi, scoutistico di organizzare i viaggi di pri­mavera con gli ammalati. Si pregava e… si camminava insieme.
Ricordiamo le tue meditazioni sulla figura della Madonna e il tuo ri­chiamarci al nostro impegno di volontari nella sottosezione: che doveva essere di servizio, un servizio soprattutto legato all’amore verso il pros­simo visto nella luce non solo del “fare”, ma del fare cristianamente. E ricordiamo anche, non per fare i nostalgici, ma perché la viviamo come eredità, la tua ultima lettera indirizzata a ogni socio prima delle elezio­ni per le nuove cariche nella nostra associazione.
Come per la tua ultima cartolina giunta in sede che proveniva, guar­da caso, da Lourdes e il “ricordino ” che hai voluto donare ai nuovi chia­mati, così ci hai definito, a costituire il nuovo consiglio direttivo. Era una Preghiera alla Vergine dell’Equilibrio. Una preghiera molto bella che di­ce alla fine: “Dona a tutti noi fede, forza, coraggio… Solo così, arrivati a sera, equilibreremo le sorti nostre con l’amore tuo e del tuo Figlio”.
Non avremo il nostro assistente don Camillo nei prossimi incontri, ma quanto ci hai donato nella tua ricchezza sacerdotale sarà di incenti­vo al cammino che l’intera associazione è chiamata a percorrere. Gra­zie, don Camillo: la nostra riconoscenza è profonda e con questa il ri­cordo che porteremo di te.
I soci UNITALSI di Fidenza (Risveglio 28 settembre 2007)

Logo AGESCI

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Questo l’invito che Baden Powell ha lasciato agli scout di tutto il mondo e questo è ciò che ritengo abbia concretamente fatto don Camillo Mellini. Egli è stato innanzitutto una figura esemplare che ha risposto con gioia e fiducia alla chiamata del Signore per una vocazione sacerdotale in grado di far nascere, guidare e soste­nere in tanti il cammino di fede e di spiritualità verso Dio nostro Padre. La peculiarità sta nel fatto che si è avvalso di uno strumento particolare: lo scoutismo. Con il “Grande Gioco”, che proprio quest’anno compie cento anni, don Camillo ha coinvolto miglia­ia di ragazzi e ragazze di ieri e di aggi in una straordinaria avven-tura di crescita umana e spirituale. Uno dei tratti fondamentali della sua opera è stata infatti la grande e autentica passione edu­cativa che l’ha animato in tutti gli ambiti nei quali si è trovato ad operare: parrocchia, scuola e as­sociazione. Don Camillo ha coin­volto tanti non perché parlava di scoutismo, ma perché è stato ve­ramente scout in prima persona. Il suo essere scout era nella capa­cità “di guardare avanti” e di “leggere i segni dei tempi” coniu­gando i valori con l’impegno nel quotidiano e gettandosi in sfide sempre nuove. Questo a volte fra lo scetticismo e la diffidenza di molti, come quando ormai quasi cinquant’anni fa fondò con uno sparuto gruppo di ragazzi lo scoutismo a Fidenza.
Guidato dalla sua “curiosità per la vita” e dalla voglia di ap­profondire idee e relazioni ha sempre testimoniato e praticato
l’importanza  del pensare, progettare, verificare. Di una cosa in particolare è stato maestro: del­l’autentico significato della paro­la “amore” alla quale ha dato cor­po e anima nell’incontro con tan­ti, nella gioia e nel gusto dello stare insieme in allegria, nelle tante opere di servizio ai fratelli, nella disponibilità a un rapporto mai superficiale ma sempre au­tentico, nell’ascolto e incoraggia­mento a quanti a lui si sono rivol­ti. Strada, comunità, servizio: so­no le parole chiave che rappre­sentano l’essenza dello scouti­smo e che anche grazie a lui han­no acquistato un “gusto” nella vi­ta di tanti di noi. Ed è seguendo questi tratti e ispirazioni che si è sviluppata la sua avventura scout in tutti questi anni a Fidenza. Da­gli albori delle prime attività nel quartiere Corea al periodo del Cenacolo di Spiritualità di cui per lungo tempo è stato direttore facendone non solo una sede di ritrovo, ma anche una palestra di servizio e un ambito di incontri formativi per tanti ragazzi. Infi­ne l’ultimo periodo in s. Pietro, il suo rinnovato impegno di parro­co e la voglia di percorrere nuo­ve vie nella sequela del Signore con la creazione di quel centro di accoglienza che tutti conoscono. L’impegno e l’entusiasmo di don Camillo in tutti questi anni non si è limitato solo a Fidenza, ma ha saputo superarne i confini spingendosi in ambiti sia nazio­nali che internazionali con attivi­tà legate allo scoutismo e non. Ne è un esempio il “gemellaggio” tra Fidenza e Santa Maria Tiberina (1978) di cui fu uno dei principa­li artefici e promotori. Nato da un’esperienza scout, alcuni cam­peggi estivi e la generosa ospita­lità degli abitanti del luogo, è di­venuto un evento capace di supe­rare i limiti di un’associazione e trasformarsi in occasione di in­contro per due intere comunità. Al termine di queste mie note im­magino che don Camillo, perso­na schiva di elogi e un po’ timi­da, scuota la testa e bonariamen­te mi rimproveri per il ritratto che ne ho delineato. Ma questa è l’immagine che serbo di lui: una figura paterna che, pur con le de­bolezze e gli errori che sono pro-pri di ogni essere umano, ha rap­presentato il valore e la grandez­za dello spendersi per gli altri e l’autentica e sincera incarnazione
del motto “del proprio meglio”.
Francesco Biondi (Risveglio 28 settembre 2007)